voi due senza di me (2017)
VINCITORE PREMIO SOCIETÀ LUCCHESE DEI LETTORI
LIBRO DEL MESE FAHRENHEIT RADIO TRE - FINALISTA AL PREMIO CHIANTI E AL PREMIO WONDY
(Feltrinelli, pp 220)
È una giornata luminosa, il cielo carico di un azzurro surreale; alla stazione Michele attende Marta, che ogni mattina scende dal treno per lavorare in un negozio nel centro di Firenze. Appena la intercetta nella folla le va incontro, la ferma, cerca di parlarle: non si vedono da dieci anni, dal giorno in cui un evento tragico, che a poco a poco torna alla luce, ha spezzato la coppia. Lei lo accoglie con freddezza, anzi con fastidio, ma Michele è determinato, vuole ricominciare in nome di un amore assoluto, impareggiabile, che non può essere finito. Eppure Marta ha una nuova vita – lui lo sa –, una nuova storia, meno intensa ma più rassicurante, a cui non vuole rinunciare. I due si sfidano, si rincorrono e si respingono, l’elettricità è palpabile e a tratti pare che tutto debba ricominciare. Ciò che continua a unirli, però, è quanto forse impedisce loro di riavvicinarsi davvero.
A distanza di altri dieci anni, una nuova giornata.
Una mattina bianca, Firenze paralizzata dalla neve. E ancora loro due, ancora il loro amore, irrisolto e per questo tanto più tenace: Michele e Marta, allacciati da un mistero che sembra impossibile da sciogliere, finché non deflagra nel gelido quadro d’intorno. A raccontarceli qualcuno di molto vicino, che li osserva con sguardo ultraterreno e al tempo stesso innocente. Seguendo le sue parole ci addentriamo nella complessità del dolore, dell’amore, delle relazioni fra gli esseri umani.
Tra reticenze e non detti, Emiliano Gucci tiene ben teso il filo della narrazione trascinando il lettore in uno stato di inquietudine mista a curiosità – quello di chi vuol comprendere, oltre a ciò che accadrà, ciò che è già accaduto.
RASSEGNA STAMPA E INTERVISTE
Una lettura di ALESSANDRO BORGHI
LIBRO DEL MESE FAHRENHEIT RADIO TRE - FINALISTA AL PREMIO CHIANTI E AL PREMIO WONDY
(Feltrinelli, pp 220)
È una giornata luminosa, il cielo carico di un azzurro surreale; alla stazione Michele attende Marta, che ogni mattina scende dal treno per lavorare in un negozio nel centro di Firenze. Appena la intercetta nella folla le va incontro, la ferma, cerca di parlarle: non si vedono da dieci anni, dal giorno in cui un evento tragico, che a poco a poco torna alla luce, ha spezzato la coppia. Lei lo accoglie con freddezza, anzi con fastidio, ma Michele è determinato, vuole ricominciare in nome di un amore assoluto, impareggiabile, che non può essere finito. Eppure Marta ha una nuova vita – lui lo sa –, una nuova storia, meno intensa ma più rassicurante, a cui non vuole rinunciare. I due si sfidano, si rincorrono e si respingono, l’elettricità è palpabile e a tratti pare che tutto debba ricominciare. Ciò che continua a unirli, però, è quanto forse impedisce loro di riavvicinarsi davvero.
A distanza di altri dieci anni, una nuova giornata.
Una mattina bianca, Firenze paralizzata dalla neve. E ancora loro due, ancora il loro amore, irrisolto e per questo tanto più tenace: Michele e Marta, allacciati da un mistero che sembra impossibile da sciogliere, finché non deflagra nel gelido quadro d’intorno. A raccontarceli qualcuno di molto vicino, che li osserva con sguardo ultraterreno e al tempo stesso innocente. Seguendo le sue parole ci addentriamo nella complessità del dolore, dell’amore, delle relazioni fra gli esseri umani.
Tra reticenze e non detti, Emiliano Gucci tiene ben teso il filo della narrazione trascinando il lettore in uno stato di inquietudine mista a curiosità – quello di chi vuol comprendere, oltre a ciò che accadrà, ciò che è già accaduto.
RASSEGNA STAMPA E INTERVISTE
Una lettura di ALESSANDRO BORGHI
nel vento (2013)
(Feltrinelli, PP. 130, 2013)
Quanto tempo impiega un centometrista per correre la sua gara perfetta? Circa dieci secondi. Oppure una vita intera, il tempo di questo romanzo, se sui blocchi di partenza, nella mente di un uomo tormentato dal passato, si spalanca la voragine dei ricordi. Il protagonista sa fin da bambino di essere consegnato alla corsa, e lo sa perché la velocità è il solo rimedio possibile per scappare dai mostri che gli hanno portato via il fratello, ammazzato a bastonate dal padre, una mattina, sulla neve fresca, e poi Caterina, il suo unico amore. Telecamere, sponsor, pubblico eccitato, anabolizzanti e combine, ci sono tutti gli ingredienti che fanno di questa finale la gara definitiva; soltanto il vento della vittoria può riaccendere la luce su un futuro diverso.
La solitudine del centometrista come sottile e spietato ritratto di una condizione di vita: l’estraneità a se stessi, ai propri bisogni più intimi; la necessità della corsa come smemoratezza, come anestetico.
Emiliano Gucci trasforma il passo dell’atleta in una grande, ventosa metafora: si corre per esorcizzare il vuoto, per la paura di fermarsi a pensare. Si corre e basta, senza nemmeno chiedersi il perché.
RECENSIONI, SEGNALAZIONI, INTERVISTE
Quanto tempo impiega un centometrista per correre la sua gara perfetta? Circa dieci secondi. Oppure una vita intera, il tempo di questo romanzo, se sui blocchi di partenza, nella mente di un uomo tormentato dal passato, si spalanca la voragine dei ricordi. Il protagonista sa fin da bambino di essere consegnato alla corsa, e lo sa perché la velocità è il solo rimedio possibile per scappare dai mostri che gli hanno portato via il fratello, ammazzato a bastonate dal padre, una mattina, sulla neve fresca, e poi Caterina, il suo unico amore. Telecamere, sponsor, pubblico eccitato, anabolizzanti e combine, ci sono tutti gli ingredienti che fanno di questa finale la gara definitiva; soltanto il vento della vittoria può riaccendere la luce su un futuro diverso.
La solitudine del centometrista come sottile e spietato ritratto di una condizione di vita: l’estraneità a se stessi, ai propri bisogni più intimi; la necessità della corsa come smemoratezza, come anestetico.
Emiliano Gucci trasforma il passo dell’atleta in una grande, ventosa metafora: si corre per esorcizzare il vuoto, per la paura di fermarsi a pensare. Si corre e basta, senza nemmeno chiedersi il perché.
RECENSIONI, SEGNALAZIONI, INTERVISTE
L'UmanitÀ (2010)
Elliot, pp. 150
Da otto anni non guida più. Cammina, prende il treno, l’autobus. Passeggia nell’unico parco cittadino, nuota nella piscina comunale, spia la vita degli altri dal balcone di un anonimo condominio di periferia, dove non smette mai di piovere. Dorme poco e quando ci riesce riceve visite spettrali. Gioca a dama su Internet. È tornato a lavorare in fabbrica, che si è abbrutita e gonfiata di droga. Una volta ogni due mesi, di domenica, incontra una donna un tempo bella e ormai sfatta che passa le giornate a tradurre e a dormire, a cui è legato nell’anima da una dipendenza così feroce da cancellare quasi tutto il resto. Intorno, tutto appare sporcato da sangue e sopraffazione, come se la violenza fosse l’unica lingua con cui gli umani riescono a comunicare. Soltanto una ragazza che accompagna una donna in carrozzella al parco, e un ragazzo sfrontato che insiste a cercarlo con strategie piuttosto bizzarre, sapranno sconvolgere la sua monotonia e spingerlo di nuovo verso il mondo. L’umanità racconta di un uomo smarrito che cerca di uscire da quel tunnel grande come una bocca nera che lo ha inghiottito tanto tempo fa, carambolando tra esistenze in apparenza insignificanti, marginali, minime. Una debolezza che si appoggia ad altre debolezze, un respiro corto che entra in un respiro universale e forse ritrova il ritmo giusto, il battito interiore, una verità.
Da otto anni non guida più. Cammina, prende il treno, l’autobus. Passeggia nell’unico parco cittadino, nuota nella piscina comunale, spia la vita degli altri dal balcone di un anonimo condominio di periferia, dove non smette mai di piovere. Dorme poco e quando ci riesce riceve visite spettrali. Gioca a dama su Internet. È tornato a lavorare in fabbrica, che si è abbrutita e gonfiata di droga. Una volta ogni due mesi, di domenica, incontra una donna un tempo bella e ormai sfatta che passa le giornate a tradurre e a dormire, a cui è legato nell’anima da una dipendenza così feroce da cancellare quasi tutto il resto. Intorno, tutto appare sporcato da sangue e sopraffazione, come se la violenza fosse l’unica lingua con cui gli umani riescono a comunicare. Soltanto una ragazza che accompagna una donna in carrozzella al parco, e un ragazzo sfrontato che insiste a cercarlo con strategie piuttosto bizzarre, sapranno sconvolgere la sua monotonia e spingerlo di nuovo verso il mondo. L’umanità racconta di un uomo smarrito che cerca di uscire da quel tunnel grande come una bocca nera che lo ha inghiottito tanto tempo fa, carambolando tra esistenze in apparenza insignificanti, marginali, minime. Una debolezza che si appoggia ad altre debolezze, un respiro corto che entra in un respiro universale e forse ritrova il ritmo giusto, il battito interiore, una verità.
UN'INQUILINA PARTICOLARE (2008)
Guanda editore, pp. 278
Uno zaino gonfio di denaro finisce nelle mani sbagliate. Questo basta perché Lù e Giovanni, in apparenza creature di mondi diversi, si trovino a condividere, senza volerlo, le stesse quattro mura. Lei è una transessuale alta due metri, sangue misto, maniere decise, un passato di dolore e illegalità, un presente da inventare, due spalle, due tette e un cuore grandi così. Lui è un modesto ma inquieto impiegato di provincia, un metro e sessanta, difficili rapporti con il capo, la madre e la sorella, l’ex fidanzata, i vestiti gessati e una psoriasi galoppante. La loro forzata convivenza comincia male e prosegue peggio. Incomprensioni, scontri, equivoci tra cenette, risse e sporadiche tenerezze, il quartiere che sparla, il passato che ritorna a bussare. Quando la quotidianità sembra trovare un equilibrio, cala un velo nero. Un pestaggio violento, un furto misterioso. I due mondi scoprono alcune affinità e un comune desiderio di vendetta contro chi vuole negargli una sottospecie di serenità, mentre le solitudini di Lù e Giovanni si fondono in una discesa nel sottobosco microcriminale d’Italia, a rotta di collo dalla periferia di Firenze verso sud.
Li guida la scrittura concreta, energica e partecipe di Emiliano Gucci, che dà voce all’uno e all’altra portandoli il più lontano possibile, incontro ad alcune verità e a una possibilità di pace.
Uno zaino gonfio di denaro finisce nelle mani sbagliate. Questo basta perché Lù e Giovanni, in apparenza creature di mondi diversi, si trovino a condividere, senza volerlo, le stesse quattro mura. Lei è una transessuale alta due metri, sangue misto, maniere decise, un passato di dolore e illegalità, un presente da inventare, due spalle, due tette e un cuore grandi così. Lui è un modesto ma inquieto impiegato di provincia, un metro e sessanta, difficili rapporti con il capo, la madre e la sorella, l’ex fidanzata, i vestiti gessati e una psoriasi galoppante. La loro forzata convivenza comincia male e prosegue peggio. Incomprensioni, scontri, equivoci tra cenette, risse e sporadiche tenerezze, il quartiere che sparla, il passato che ritorna a bussare. Quando la quotidianità sembra trovare un equilibrio, cala un velo nero. Un pestaggio violento, un furto misterioso. I due mondi scoprono alcune affinità e un comune desiderio di vendetta contro chi vuole negargli una sottospecie di serenità, mentre le solitudini di Lù e Giovanni si fondono in una discesa nel sottobosco microcriminale d’Italia, a rotta di collo dalla periferia di Firenze verso sud.
Li guida la scrittura concreta, energica e partecipe di Emiliano Gucci, che dà voce all’uno e all’altra portandoli il più lontano possibile, incontro ad alcune verità e a una possibilità di pace.
STO DA CANI (2006)
Lain/Fazi, pp. 254
Lorenzo ha appena iniziato a lavorare come commesso in una libreria di Firenze. Elisa, la sua ragazza, sta per laurearsi in lettere e intanto progetta una settimana da sola con lui. Lorenzo è molto legato a un giovane zio che sta morendo, e ripone molte speranze nella storia con Elisa, anche perché ha pochi amici veri. Uno di questi è Giampiero, che se la passa ancora peggio di lui: ha perso il lavoro, la moglie e tutti i soldi in scommesse, e nessuno sembra volerlo accanto. Architetta complicati piani per semplici vendette, ma una banda di creditori gli dà la caccia e se non fosse per suo figlio Mattia si sarebbe già ammazzato. Un giorno però la fortuna sembra sorridergli: arrivano i soldi, il buonumore e un viaggio premio per due persone. È una svolta che rilancia la sua vita e fa saltare gli equilibri, e non solo quelli di Giampiero: la storia di Elisa e Lorenzo ne viene travolta e sconvolta. Entrano in scena altri personaggi: Roberta, cugina di Giampiero, e il suo compagno Benedetto, istruttore di palestra e picchiatore professionista, ma anche Ciste, Cristina, Faccia Bruciata, il Dente, la banda del Torchio con i suoi maiali, e soprattutto il piccolo grande Mattia. [...] Emiliano Gucci conduce il lettore in un indimenticabile intreccio di destini, amori e rivincite che fa di Sto da cani un ideale America Oggi dell'Italia contemporanea.
Lorenzo ha appena iniziato a lavorare come commesso in una libreria di Firenze. Elisa, la sua ragazza, sta per laurearsi in lettere e intanto progetta una settimana da sola con lui. Lorenzo è molto legato a un giovane zio che sta morendo, e ripone molte speranze nella storia con Elisa, anche perché ha pochi amici veri. Uno di questi è Giampiero, che se la passa ancora peggio di lui: ha perso il lavoro, la moglie e tutti i soldi in scommesse, e nessuno sembra volerlo accanto. Architetta complicati piani per semplici vendette, ma una banda di creditori gli dà la caccia e se non fosse per suo figlio Mattia si sarebbe già ammazzato. Un giorno però la fortuna sembra sorridergli: arrivano i soldi, il buonumore e un viaggio premio per due persone. È una svolta che rilancia la sua vita e fa saltare gli equilibri, e non solo quelli di Giampiero: la storia di Elisa e Lorenzo ne viene travolta e sconvolta. Entrano in scena altri personaggi: Roberta, cugina di Giampiero, e il suo compagno Benedetto, istruttore di palestra e picchiatore professionista, ma anche Ciste, Cristina, Faccia Bruciata, il Dente, la banda del Torchio con i suoi maiali, e soprattutto il piccolo grande Mattia. [...] Emiliano Gucci conduce il lettore in un indimenticabile intreccio di destini, amori e rivincite che fa di Sto da cani un ideale America Oggi dell'Italia contemporanea.
Donne e topi (2004) - nuova edizione feltrinelli zoom (2017)
Prima edizione Lain/Fazi, pp. 264
Manuele ha trentuno anni, poche certezze e un gran giramento di palle. Paga l'affitto per un buco nella periferia di Firenze, dove vive con un gatto famelico e dei vicini piuttosto particolari. Disegna fumetti e cartoni animati, ma è spesso senza lavoro e con le tasche vuote. Ha la testa piena di donne, ma sono soltanto fantasmi che lo fanno sentire ancora più solo. L'unica che crede di amare vive a Mosca, e non lo chiama da più di un anno. E Daniel, uno scanzonato amico argentino, è sempre lì, per fortuna o per dannazione, a ricordare che la vita può essere facile e avvincente. Basterebbe saperla cavalcare.
Donne e topi è una storia d'amore e di amicizia, di rabbia e di lotta quotidiana, di persone semplici, inquiete, che subiscono il sistema senza troppo clamore, ma faticano a vendere l'anima. Racconta una settimana in cui Manuele si mette in discussione e prova a ripartire da zero, cominciando dalla ricerca di un lavoro normale e di un paio di scarpe decenti. [...] Donne e topi è l'amaro, comico, irresistibile esordio di un giovane talentuoso scrittore che si muove, senza paure e cliché, nei territori emotivi e letterari di romanzieri come John Fante e Charles Bukowski, ma con un'ironia e un cinismo assolutamente toscani. E una capacità autentica, e personale, di trascinare il lettore dentro la settimana più assurda e tragicomica che ci sia mai stata nella letteratura italiana contemporanea.
Manuele ha trentuno anni, poche certezze e un gran giramento di palle. Paga l'affitto per un buco nella periferia di Firenze, dove vive con un gatto famelico e dei vicini piuttosto particolari. Disegna fumetti e cartoni animati, ma è spesso senza lavoro e con le tasche vuote. Ha la testa piena di donne, ma sono soltanto fantasmi che lo fanno sentire ancora più solo. L'unica che crede di amare vive a Mosca, e non lo chiama da più di un anno. E Daniel, uno scanzonato amico argentino, è sempre lì, per fortuna o per dannazione, a ricordare che la vita può essere facile e avvincente. Basterebbe saperla cavalcare.
Donne e topi è una storia d'amore e di amicizia, di rabbia e di lotta quotidiana, di persone semplici, inquiete, che subiscono il sistema senza troppo clamore, ma faticano a vendere l'anima. Racconta una settimana in cui Manuele si mette in discussione e prova a ripartire da zero, cominciando dalla ricerca di un lavoro normale e di un paio di scarpe decenti. [...] Donne e topi è l'amaro, comico, irresistibile esordio di un giovane talentuoso scrittore che si muove, senza paure e cliché, nei territori emotivi e letterari di romanzieri come John Fante e Charles Bukowski, ma con un'ironia e un cinismo assolutamente toscani. E una capacità autentica, e personale, di trascinare il lettore dentro la settimana più assurda e tragicomica che ci sia mai stata nella letteratura italiana contemporanea.